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Silenzi e profumiLo stemma

Erice tra arte, storia e leggenda...

La Erice di oggi, "città della pace e della scienza"

Luoghi e sapori

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Silenzi e profumi

Erice si può definire un'isola nell'isola: è un borgo arroccato sull'omonimo monte nella parte più occidentale della Sicilia, unico per il fascino dell'abitato, dalle più di sessanta chiese, ricco di porte, monasteri, torri e cortili fioriti, immerso in un'antica sacralità, cantato da Polibio, Diodoro Siculo, Virgilio, Cicerone, Catullo, Ovidio.

Caratteristica stradina Il silenzio della città invoglia a lunghe passeggiate nelle strette e tortuose stradine, accompagnati dal ritmico eco dei propri passi sull'acciottolato e dagli effluvi provenienti dal profumo dei fiori che adornano i cortili o dagli aromi dei tipici e squisiti dolci "di badìa", che riempiono le variopinte pasticcerie locali. Dall'alto il panorama è maestoso, i tramonti sul mare azzurro spettacolari. La combinazione dei vari stili architettonici (arabo, normanno, gotico, barocco, liberty...) ne fanno molto di più che un semplice borgo medioevale: è una cittadina classica, mitica, sacrale, turistica, molto interessante da visitare ma, allo stesso tempo, da vivere.

Goethe scriveva: "...senza vedere la Sicilia, non si può capire l'Italia, è in Sicilia la chiave di tutto..." e si può aggiungere, senza essere smentiti, che non si può avere idea della Sicilia, senza conoscere Erice. E il grande viaggiatore e geografo arabo Ibn Giubayr narrava, nel XII secolo, che "...qui le donne sono le più belle di tutta l'isola: che Allah le renda schiave dei musulmani..."

Erice tra arte, storia e leggenda...

Erice, dall'alto del monte solitario - per i Trapanesi, 'u Munti - domina (circa 756 m. s.l.m.) la falce descritta nel mare dalla città di Trapani, l'ampia vallata sottostante e il mare, con le sue saline. Le sue origini sono antichissime e avvolte nella leggenda: sembrerebbe che sia stata fondata addirittura da Erice, re della misteriosa popolazione degli Elimi, figlio di Afrodite e dell'argonauta Bute, salvato dalla stessa dea dalle Sirene. Sulla vetta fu edificato per primo un tempio, destinato ad essere il più famoso della Sicilia, dedicato alla dea della bellezza, identificata dai Fenici con Astarte, dai Greci con Afrodite e con Venere Ericina dai Romani, comunque veneratissima da tutte le popolazioni mediterranee. Naviganti e commercianti da tutto il mediterraneo si recavano ad Erice per godere della compagnia delle belle Ierodule, sacerdotesse di Venere che, dietro cospicue offerte, assicuravano la protezione della dea, in una sorta di prostituzione sacra. Si pensava che attraverso il diretto contatto con loro si entrava in rapporto con la stessa dea. Il tempio era custodito da cani, e nel santuario vi erano le colombe sacre ad Afrodite. Ogni 7 agosto per la "festa della partenza", il simulacro della dea veniva trasportato su una colonia siciliana sulla costa tunisina (oggi Kef). In tale circostanza venivano liberate mille colombe che si dirigevano verso l'Africa. Nove giorni dopo, per la "festa del ritorno", la dea veniva riportata ad Erice, accompagnata da uno stormo di colombe guidate da una colomba rossa nella quale si vedeva la stessa Venere. Il 16 agosto tutte le popolazioni vicine si riversavano sulla costa per assistere al ritorno della dea, che poi accompagnavano fino al tempio.

Erice fu sicuramente abitata fin dalla preistoria, ma probabilmente a fondare la città - con il nome di Iruka - tra il VII e l'VIII sec. a.C. furono proprio gli Elimi, antico popolo stanziato in quella fascia di terra fino a Segesta. Il fuoco che ardeva nel sacro tempio di Venere faceva da guida ai naviganti che da lontano potevano scorgerlo ed orientarsi tra i promontori della zona e le isole Egadi.

Onkia con cane

Onkia con polpo

Molti popoli si contesero la munitissima fortezza che vi era stata in seguito edificata con tanto di ciclopiche mura di cinta a blocchi megalitici, fino quando fu presa dai Cartaginesi, che nel 260 a.C. deportarono i suoi abitanti a Trapani, facendone un importante avamposto contro il dominio ellenico nel Mediterraneo: durante il dominio punico Iruka prese il nome di Erech.

Le mura ciclopiche

Tra le popolazioni che si succedettero al potere i Romani, sconfitti i Cartaginesi, si appropriarono del luogo e del culto della Venere, tanto da ricostruire il tempio sulle rovine lasciate dalla guerra, riportando Erice agli antichi splendori, e facendo erigere a Roma due templi dedicati alla dea ericina, di cui uno immortalato in un denario repubblicano.

Denario romano

Il culto pagano per la Venere ericina sopravvisse perfino con gli Arabi ed i Normanni. La costruzione del Duomo (Matrice) nel 1300 circa, avvenne proprio per cercare di soppiantarne il culto, presente anche con il Cristianesimo. Dopo la fine dell'impero romano, in cui Erice prese il nome greco-romano Eryx, i primi segni di ripresa della cittadina vanno cercati in epoca araba, quando fu rinominata Gebel-el-Hamed e ancor più durante la dominazione normanna, quando Ruggero II vi costruì un castello sulle rovine del tempio di Venere. Il castello, praticamente inespugnabile, sorge su una rupe isolata ed inaccessibile, edificato nella viva pietra della montagna, quasi fondendosi con essa. In quell'epoca Erice prese il nome di Monte San Giuliano (nome che porterà fino al 1934), in onore del Santo che durante l'assedio alla rocca il conte Ruggero aveva sognato in sella ad un cavallo bianco, vestito del manto rosso da dignitario, con un falcone appollaiato sulla mano sinistra, mettere in fuga i musulmani.

Castello normanno

La Torretta Pepoli

Da allora la città fu sempre ricca e popolosa, creando il suo particolarissimo impianto urbanistico che risponde alle esigenze di una cittadinanza che deve svolgere le sue attività in un territorio stretto e pieno di dislivelli. Questo spiega la sua forma di triangolo equilatero, le sue strade tortuose, acciottolate con una caratteristica pavimentazione a quadrati, le strettissime "vanelle" (passaggi per un solo uomo, per motivi di difesa), i cortiletti fioriti con il preciso scopo di dare un po' di spazio verde agli abitanti dal carattere decisamente di stampo "arabo", introverso e riservato, ma mai scortese. In periodo medioevale, intorno al castello, si estesero i curatissimi giardini a terrazza del Balio (dal nome del governatore normanno - bajulo - che vi risiedeva) e le Torri Medioevali, ricostruite nel XIX secolo dal conte Agostino Pepoli a cui si deve anche la Torretta Pepoli in stile moresco.

Del XIV secolo (1314) è la splendida Chiesa Matrice dell'Assunta, un vero gioiello gotico, con la sua isolata torre campanaria (anticamente usata come torre di vedetta), ancor più ricca di fascino se immersa nella nebbia che fa spesso la sua comparsa, regalando ad Erice un'atmosfera da favola, quasi da sogno... Oggi la patrona di Erice è la "Madonna di Custonaci", perchè si dice che verso il XVI secolo il suo quadro si trovava a bordo di un veliero proveniente dall'Egitto e diretto in Francia, che sorpreso da una tempesta riuscì miracolosamente ad approdare sulla spiaggia di Cornino. Il centro di Erice è piazza Umberto I, su cui sorge il Palazzo Municipale, sede del Museo Cordici e della Biblioteca Comunale, entrambi ricchi di antiche testimonianze. Tra le tantissime chiese, vanno ricordate quelle di S. Giovanni Battista, S. Giuliano, S. Domenico, S. Orsola, del Carmine. In località Baglio di San Matteo si può visitare il Museo Agro-Forestale, con molte testimonianze della civiltà contadina.

Chiesa Matrice dell'Assunta

La Erice di oggi, "città della pace e della scienza".

Oggi, Erice è fondamentale un centro turistico, tra i più belli e conosciuti dell'intera Sicilia, luogo ancora incontaminato, dove immerso nel verde delle sue pinete, il visitatore può godere lunghe ore di relax. Le attività economiche principali del suo comprensorio, che si estende nella vallata fino alle coste sabbiose del lido di San Giuliano o rocciose di Pizzolungo, vanno cercate nell'estrazione del marmo, l'industria conserviera alimentare e l'artigianato locale (ceramiche e tipici tappeti variopinti, tessuti a mano). Solo pochi Ericini abitano ad Erice Vetta, gli altri vivono prevalentemente alle falde del monte, in località Casa Santa, in realtà una delle zone periferiche più recenti e maggiormante abitate dai cittadini del confinante comune capoluogo di Trapani.

Casa Santa

Discorso a parte merita il Centro di Cultura Scientifica Ettore Majorana, voluto fortemente dallo scienziato trapanese Antonino Zichichi per intraprendere una collaborazione scientifica internazionale "senza segreti e senza frontiere". Fondato nel 1963, il CCSEM ha visto nel corso di questi anni migliaia di scienziati di cento nazioni e di tutti i "blocchi" (Usa, Europa, ex URSS, Cina) incontrarsi e discutere i problemi più disparati (e primo fra tutti, quello delle "emergenze planetarie"), senza preconcetti e segreti, abbattendo le barriere ideologiche, razziali e politiche. Nell'agosto del 1982 fu stilato il "manifesto di Erice" (poi firmato da oltre 10.000 scienziati di tutto il mondo), in cui si pongono le "regole" a cui studiosi e governi si devono attenere affinchè scienza, tecnologia e politica possano convivere per fare un mondo migliore, in cui la cultura dell'amore si sostituisca a quella dell'odio, in cui portare avanti un'idea di pace e di progresso, senza armi atomiche e rispettando la Natura.

Zichichi e il Papa

Luoghi e sapori

Per raggiungere Erice da Palermo percorrete l'autostrada A29 fino a Trapani, poi una delle strade statali vi condurrà alla vetta, 8-10 chilometri di curve e tornanti, con panorami mozzafiato.

Cartina stradale

Dal 2005 è stata ripristinata la funivia (più precisamente una cabinovia) che permette di raggiungere in circa dieci minuti la vetta, godendo di uno splendido panorama sulla "falce" di Trapani e le Isole Egadi.



Gli appuntamenti più importanti nel corso dell'anno sono la Processione dei Misteri (con gruppi lignei) durante la Settimana Santa, i festeggiamenti in onore della Patrona, Maria SS di Custonaci (agosto), il Premio Internazionale Venere d'Argento (agosto-settembre), la Settimana Internazionale di Musica Medievale e Rinascimentale (settembre), la Rassegna Internazionale degli Strumenti Popolari (dicembre). Per lo sport va ricordata in primavera la classica Cronoscalata Monte Erice.


Le località più interessanti da visitare nei dintorni di Erice sono: Trapani con le sue saline, l'arcipelago delle Isole Egadi, tempio e teatro a Segesta, il più grande parco archeologico d'Europa presso Selinunte, l'isola-museo di Mothya, le località balneari di Scopello e San Vito lo Capo, la riserva naturale dello Zingaro, Marsala (la città del vino e della Nave Punica).

Trapani

Egadi

San Vito Lo Capo

Segesta

La cucina locale offre una grande varietà di piatti, dal gusto agro-dolce, che legano la cultura marinara a quella agricola: gli ingredienti fondamentali sono l'olio, la pasta, il pesce, le erbe aromatiche. Provate sicuramente la pasta con le sarde, i "busiati" col pesto trapanese (pasta fatta in casa con condimento a base d'aglio), il cous-cous (cùscusu) di pesce, la pasta con le melanzane, il tonno e il pescepada cucinati in vari modi, la bottarga di tonno, la caponata, le panelle (frittelle di farina di ceci), la cassata alla siciliana, i cannoli, le cassatelle di ricotta, le "genovesi", le granite e gli ottimi gelati, tutto innaffiato dall'ottimo vino locale. I caratteristici "dolci di badia" (conventi dove queste leccornie nacquero), squisite creazioni con pasta di mandorle, restano il fiore all'occhiello della pasticceria ericina.

Cous-cous

I tipici dolci di badiaLiquore alle erbe

Non va dimenticato l'artigianato ericino, con tappeti sobri ma variopinti, con i classici disegni geometrici tradizionali e la bellissima ed apprezzata ceramica, fatta con tecniche e colorazioni proprie della tradizione storica di Erice.

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